Si è abituati a vederli in divisa sopra le ambulanze. Ma i volontari della Croce Rossa non si occupano solo di primo soccorso ed emergenza sanitaria. Il fronte che oggi richiede sempre maggiori energie, anche a Verona, è quello delle nuove povertà e del disagio sociale.Si va dalla prima accoglienza dei profughi, che spesso arrivano in città disidratati e sfiniti, al sostegno delle tante famiglie, anche italiane, che non arrivano alla fine del mese. La Croce Rossa firma inoltre sul territorio ampie campagne di prevenzione contro l’abuso di alcol da parte dei giovani (vedi altro articolo).Ieri pomeriggio, il centro polifunzionale Don Calabria di Borgo Milano ha ospitato l’assemblea regionale della Croce Rossa. Un’occasione per fare il punto delle molte attività davanti a una platea di oltre trecento soci. La forza dell’organizzazione sta anche nei numeri: quattrocento volontari nel solo Comune di Verona, 1.500 nell’intera provincia, 8.500 in tutto il Veneto.Al tavolo dei relatori erano presenti, tra gli altri, il presidente del comitato provinciale, Alessandro Ortombina, e il presidente nazionale, nonché vicepresidente mondiale, Francesco Rocca, che di recente ha incontrato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, a New York, dove la Croce Rossa è stata riconosciuta come «il pilastro del soccorso ai migranti nel bacino del Mediterraneo». Solo nel 2015, sulle nostre coste, l’organizzazione umanitaria ha fornito la prima assistenza a 175mila persone reduci dai tanti pericolosi «viaggi della speranza».«Sappiamo che il modo più appropriato per mitigare l’esodo sarebbe quello di garantire condizioni di sicurezza direttamente nei Paesi da cui si scappa», ha detto Rocca. «Ma saremmo ipocriti se pensassimo che questo si possa fare subito. Molti conflitti, come in Siria, in Iraq e nel Sud Sudan, sono lontani dall’essere risolti. Il non agire porterebbe sicuramente a maggiore sofferenza».L’aiuto continua poi sul nostro territorio, in Veneto: è gestito dalla Croce Rossa uno dei principali centri di accoglienza e smistamento, a Jesolo, che ospita circa 150 migranti.«Ma anche a Verona il nostro impegno in favore dei profughi è cresciuto sempre più», spiega il presidente Ortombina. «Durante l’estate, con l’aumento degli arrivi, siamo stati chiamati dalla polizia per distribuire acqua e i primi viveri a coloro che scendevano dagli autobus. Queste persone, dopo la difficile traversata in mare e lo sbarco sulle coste del Sud, erano state caricate in fretta sulle corriere, e giungevano a Verona dopo una dozzina di ore di viaggio. Abbiamo trovato migranti allo stremo e bambini disidratati».I bisognosi da soccorrere, però, non provengono solo dall’altra parte del Mediterraneo. «Ci troviamo a sostenere 1.300 famiglie, sia straniere sia italiane, che versano in gravi difficoltà economiche a causa della perdita del lavoro o di problemi di salute invalidanti che non consentono loro di trovare un’occupazione», continua Ortombina. «Ogni mese garantiamo ai nostri assistiti il pacco viveri, con i generi alimentari di prima necessità, e ogni trimestre il pagamento delle bollette. L’anno scorso abbiamo elargito cibo e pagato utenze per un totale di 30mila euro».Il comitato provinciale della Croce Rossa riesce a fare tutto ciò grazie alle offerte ricevute durante giornate di sensibilizzazione, eventi e feste organizzati autonomamente.